AI: un pensiero che semplifica la complessità, anche nella mobilità

L’Intelligenza Artificiale è già parte delle nostre vite. Il suo sviluppo è destinato a creare opportunità e cambiamenti in tanti ambiti, incluso quello dei trasporti

Rossana Malacart

“Il vero punto non è competere con I’Intelligenza Artificiale, è pensare di competere con quelli che già la stanno usando, focalizzando il proprio target in maniera adeguata e in modo veloce. Perché nella digitalizzazione l’evoluzione è leader only. Quindi è necessario creare un vantaggio nei confronti dei competitor che sia difficile da colmare”. Queste parole sono state pronunciate da Fabio Galetto, Director Automotive and Travel di Google Italia, al termine del suo intervento sull’A.I. in occasione di uno dei seminari di Fleet Manager Academy 2024. Le conclusioni di Galetto esprimono una sintesi relativa alla più importante innovazione tecnologica del XXI secolo: l’Intelligenza Artificiale, appunto, che, lungi da scenari futuribili o addirittura fantascientifici, fa già parte delle nostre vite in modi e ambiti che forse nemmeno conosciamo, dalle telecomunicazioni, alla medicina, ai trasporti.

Simile a quella umana?

Come l’intelligenza umana, anche quella artificiale arriva alle soluzioni e alla conoscenza attraverso l’esperienza. Grazie allo studio delle reti neurali, cominciato negli anni ‘60, sono stati messi a punto gli algoritmi, cioè una successione di istruzioni che definiscono le operazioni da compiere sui dati forniti per ottenere un certo risultato. Ecco perché, come sottolinea Galetto, “quando si parla di A.I. è molto importante fare le domande giuste”.

Un pensiero originale

La differenza tra l’A.I. e le innovazioni tecnologiche precedenti risiede nel fatto che essa è un pensiero originale, non un semplice supporto per esigenze meccaniche, come ha spiegato Galetto, puntualizzando che “l’A.I. è il terzo grande bit shift tecnologico degli ultimi 50 anni. Il primo è stato Internet, in ambito di comunicazioni; il secondo il Mobile, che ha rivoluzionato la nostra gestione del tempo”. “Ad accorgerci che siamo usciti di casa senza telefono impieghiamo meno di 20 minuti”, scherza Galetto, “qualche ora per il portafogli”: L’A.I. avrà un effetto dirompente sulle nostre vite. Le ricerche in materia convergono su un punto: non abbiamo visto che il 10% delle possibilità della digitalizzazione e le professioni future in questo ambito sono ancora in gran parte sconosciute.

Come funziona

L’A.I. agisce come il cervello umano e come questo ha due anime: una parte analitico predittiva (emisfero sinistro) ed una, già sviluppata nel corso degli anni, più creativa e conversazionale (emisfero destro), identificabile con prodotti come Gemini e Chat GPT. Come il cervello umano l’A.I. davanti ad un oggetto o un fenomeno sconosciuto assomma una serie di dati e rappresentazioni della realtà tramite gli algoritmi, che grazie ai dati a disposizione in maniera asintotica e attraverso parametri matematici arrivano ad una definizione della realtà. Quattro sono i campi su cui si sfida l’algoritmo: la capacità di sintetizzare una grande mole di dati; l’attitudine alla previsione dei fenomeni attraverso la sintesi dei dati; la creazione di contenuti e da ultimo, non meno importante, l’abilità di conversare.

Timeline

Se, come già detto, l’A.I. affonda la propria storia negli studi sui dati neuronali, il 2017 segna un punto di svolta. In quell’anno Google mette a punto Tranformer, una tecnologia di elaborazione del linguaggio naturale applicata alla traduzione automatica, un’innovazione così rilevante che si dice che la comparsa nei nomi A.I. di una T come capita per di Chat GpT stia proprio a indicare Transformer. Da qui nascono i Large Language Model: algoritmi capaci di processare milioni di dati con un approccio linguistico e di concettualizzazione simile a quello umano. Il Traduttore, per esempio, che molti di noi utilizzano sul computer, non è un mero strumento di conversione di vocaboli da una lingua ad un’altra, ma un algoritmo che scandaglia in modo velocissimo un testo, elabora un concetto e incastra la parola successiva a quella precedente, valutando la scelta più appropriata.

Transformer, una svolta

Questa analisi è supportata da una rete, i Large Language Model, ovvero un’evoluzione degli algoritmi di A.I. La svolta del 2017, con la produzione di Transformer in realtà poggia le sue radici nell’anno precedente, il 2016, con la sfida lanciata da Deep Mind, azienda di A.I acquistata da Google, a Go, un antico gioco cinese (un’antica dama nella quale vince chi ottiene il controllo di una zona maggiore di scacchiera rispetto all’avversario). L’applicazione degli algoritmi trova un primo step nei giochi come dama e scacchi, e si misura con l’elemento umano del campione del gioco. Nel caso di Go la difficoltà stava nell’assenza di una library delle mosse possibili (un numero praticamente infinito). L’idea era quindi che un campione potesse, grazie ad un pensiero particolare o a una sensibilità umana, risultare vincente nei confronti di una “macchina”.

Deep Mind

Invece Deep Mind Technologies ha battuto un campione coreano di Go grazie a mosse che nessuno aveva mai utilizzato. Quindi grazie a un pensiero originale, simile a quello umano. La vicenda, tra l’altro, è stata ripresa in un documentario dal titolo Alphago (dal nome del software di Deep Mind utilizzato per sfidare il campione Coreano Lee Sedol), trasmesso da Netflix. Dunque se l’A.I. è in grado di elaborare un pensiero originale, significa non solo che è una tecnologia molto vicina al pensiero umano, ma in grado sviluppare incredibili opportunità. Anche se non mancano i dubbi sulle possibili criticità derivanti dal suo utilizzo. Un sondaggio Ipsos del 2023, condotto in 31 Paesi tra oltre 22.000 adulti, ha mostrato una polarizzazione delle opinioni: se da un lato il 54% degli intervistati si è dichiarato entusiasta dell’A.I. e dei suoi vantaggi potenziali, il 52% ha espresso nervosismo in merito ai prodotti e servizi basati su questa tecnologia. Soprattutto le sue ricadute sull’occupazione. “Occorre coraggio e molta responsabilità”, ha argomentato sul punto Galetto. Che si è dichiarato ottimista in merito al confronto tra governi e autorità di controllo in merito all’utilizzo dell’A.I., nell’ottica di dirimere questioni anche etiche e fissarne paletti allo sviluppo.